non si sa con esattezza quale sia il punto,e questo è l'unico materiale che ho trovato, tratto da wikipedia
In epoca romana segnò per un periodo (epoca tardo - repubblicana, tra il 202 a.C. ed il 27 a.C.) il confine tra l'Italia, considerata parte integrale del territorio di Roma, e la provincia della Gallia Cisalpina ed era quindi vietato ai generali di passarlo in armi.
L'episodio storico, cui il nome del fiume è legato, vede protagonista Gaio Giulio Cesare al termine delle Guerre Galliche (58 a.C. - 51 a.C.). Nel tardo autunno del 50 a.C., il Senato romano ordinò a Cesare di congedare l'esercito, di rimettere i poteri della Gallia Cisalpina (una provincia assai vasta, i cui confini andavano dai Pirenei al fiume Sava e dal fiume Rubicone alla Carnia) e di recarsi a Roma. Cesare, intuendo il complotto ai suoi danni che il senato stava ordendo, ovvero di metter fuori legge il partito democratico che egli rappresentava, e temendo per la sua stessa vita, rifiutò, rimanendo accampato nella provincia che gli era stata assegnata, non distante dalla odierna Cervia. L'esercito, fedele a Cesare perché da lui dipendeva il pagamento delle sue spettanze, rimase compatto agli ordini del generale. Solo il suo vice, Tito Labieno disertò e si schierò con la Repubblica romana. Per sicurezza, Cesare fece presidiare la riva settentrionale del Rubicone, ma non correva sostanziali pericoli, in quanto, in Italia, il senato poteva schierare due sole legioni.
Cesare lo attraversò nelle prime ore del 10 gennaio 49 a.C. alla testa del suo esercito, composto di 11 legioni, per un totale di circa 50.000 uomini, al ritorno dalla Gallia, ed essendo penetrato in armi nel territorio di Roma, manifestò in tal modo la sua ribellione allo stato romano: secondo il racconto di Svetonio, prima di risolversi a questo passo sembra che abbia esitato e infine abbia preso la sua decisione esclamando alea iacta est ("il dado è tratto") secondo la tradizione. E' più probabile che abbia pronunciato in latino un antico proverbio greco "alea icta esto" ("il dado sia tratto"). Quest'ultima infatti, è un lectio difficilior potior.
Controversia [modifica]
La controversia, di origine secolare, riguarda l'identificazione del corso d'acqua effettivamente attraversato da Giulio Cesare, diretto a Roma con le sue truppe, in violazione al divieto di varcare il limite entro il quale non era consentito portare eserciti. Il Pisciatello e il Rubicone ufficialmente riconosciuto possono essere confusi facilmente in quanto le loro sorgenti hanno origine nella stessa area montana ed i fiumi scendono ciascuno in valli parallele per sfociare al livello del mare nella zona di Gatteo. Il Pisciatello, chiamato anche Urgòn (Rubicone in dialetto romagnolo, come già documentato da antiche carte), confluisce in prossimità del mare nel Rigossa e nel Fiumicino, formando un'unica foce.
Va detto che il Rubicone mutò diverse volte il suo corso per cause naturali e per questo motivo non è oggi possibile affermare quale sia il "vero" Rubicone attraversato da Cesare. Straripamenti e piene infatti modificarono presso la frazione di Calisese l'alveo, portandolo a confluire nel Pisciatello. Il vecchio letto del Rubicone venne ribattezzato Rigoncello. Non vi è certezza che Cesare abbia oltrepassato l'attuale Rigoncello, l'attuale Pisciatello, ovvero l'attuale Rubicone, che scorre a Savignano e che un tempo si chiamava Fiumicello.
A tutt'oggi non si è ancora venuti a capo della controversia sulla reale identificazione del fiume, e diversi paesi della provincia di Forlì-Cesena ne reclamano la paternità in base a prove e documenti di diversa entità e che identificano l'originario Rubicone, molto probabilmente, in quello che oggi le carte chiamano Pisciatello. Questi antichi documenti, reperibili presso l'Archivio Arcivescovile di Ravenna, citano inoltre l'ubicazione in Calisese già dall'anno 1000 c. della Pieve di San Martino in Rubicone.
L'attuale Savignano sul Rubicone si chiamava Savignano di Romagna fino al 1933 quando Benito Mussolini, per sanare questa secolare diatriba, decretò che l'allora Fiumicino era da ritenersi il vero Rubicone