Luigi XIV detto il Re Sole
La sua nascita (Château-Neuf di Saint-Germain-en-Laye) apparve miracolosa, avvenendo dopo 23 anni di matrimonio sterile tra i suoi genitori, Luigi XIII di Francia e Anna d'Austria.
Di questa regale devozione è traccia nel nome Louis Dieudonné, giacché nella sua nascita si vide una grazia del Cielo dovuta al voto di consacrazione della Francia alla Vergine Maria, fatto da Luigi XIII e celebrato nell'agosto 1638. Non rimase figlio unico: due anni più tardi avvenne la nascita di Filippo I d'Orleans duca d'Angiò e poi duca di Orléans, detto Monsieur.
Non aveva ancora compiuto cinque anni quando ereditò il trono di Francia e non prese in realtà in mano il governo fino alla morte del suo Primo ministro, il Cardinale Mazarino, avvenuta nel 1661. Luigi, che è noto anche come il Re Sole e come "Luigi il Grande" (Louis le Grand), governò sulla Francia per oltre settant'anni, più di qualsiasi altro monarca francese e di tutti i principali monarchi europei.
Sposò l'infanta di Spagna Maria Teresa d'Austria (1638-1683), figlia di Filippo IV d'Asburgo e di Elisabetta di Francia di Borbone, figlia di Enrico IV di Francia cioè zia del re Sole. Ne ebbe 5 figli, che morirono tutti prima di lui: Luigi, il Grande Delfino Luigi di Francia (1661-1711), detto il Gran Delfino;
Maria Teresa (1667-1672);
Anna Elisabetta (1662-1662);
Luigi di Francia (1667-1683);
Maria Anna (1664-1664).
Luigi XIV ebbe molte amanti, alcune delle quali esercitarono un grande ascendente sugli intrighi politici ma anche sulla cultura del loro tempo, tra cui Madame de Montespan e Madame de Maintenon (che sposò in segreto dopo la morte della regina, nel 1683). A Versailles fece allestire scale segrete per raggiungere più facilmente le sue amiche. Queste relazioni irritavano fortemente il partito dei devoti e moralisti di corte, tra cui il precettore del Gran Delfino, Jacques Bénigne Bossuet e, comprensibilmente, Madame de Maintenon.
I problemi legati alla successione e il cattivo stato di salute intristirono gli anni finali del regno del Re Sole. Dopo il Gran Delfino morirono di vaiolo anche suo figlio, Luigi duca di Borgogna, e il primo figlio ed erede di questi. Rimaneva, unico principe del sangue erede legittimo di Luigi XIV, il figlio minore del duca di Borgogna, Luigi duca d'Angiò, divenuto poi re Luigi XV di Francia.
Degli altri due figli del Gran Delfino uno, re di Spagna con il nome di Filippo V di Spagna, dovette rinunciare alla successione al trono di Francia in forza della Guerra di successione spagnola, Utrecht 1713 (Trattato di Utrecht; l'altro morì anch'egli prima di Luigi XIV.
Il re decise allora di estendere il diritto di successione a due dei sette figli avuti dalla Montespan, Luigi Augusto di Borbone duca del Maine (1670-1736), e Luigi Alessandro di Borbone conte di Tolosa (1678-1737). Luigi XIV morì il 1 settembre 1715 di cancrena, dopo 72 anni e 100 giorni di regno. Gli successe il pronipote Luigi duca d'Angiò, con il nome di Luigi XV di Francia, Luigi XV, e sotto la reggenza, fino alla maggiore età nel 1723, a 13 anni, del duca Filippo di Orléans, nipote e genero del defunto Re Sole.
[modifica] Politica
Voltaire definì il regno di Luigi XIV, "le grand siècle".
Durante il suo regno la Francia fu la dominatrice e il modello culturale dell'intera Europa (si pensi solo al "modello Versailles" di regge e ville di tutta Europa, dal Castello di Drottningholm Svezia alla Reggia di Caserta.
Si deve al Re Sole la trasformazione della monarchia francese in monarchia assoluta, ma in funzione di una precisa strategia volta a ridurre il potere della nobiltà, sempre pronta ad interferire con i suoi intrighi nelle scelte politiche della Corona.
La frase che gli viene spesso attribuita, "L'état, c'est moi!" ("Lo Stato sono io!"), è molto probabilmente apocrifa, giacché il suo regno fu contrassegnato da grandi progressi nel diritto pubblico, proprio nella distinzione tra la persona fisica del re e lo Stato, mentre più veritiera appare l'altra frase celebre attribuitagli sul letto di morte: «Je m'en vais, mais l'État demeurera toujours.» (Io me ne vado, ma lo Stato resterà sempre).
Luigi si impegnò a indebolire la nobiltà di spada anche prendendo a servizio suo o del palazzo alcuni suoi esponenti e creando così i presupposti per una nobiltà di corte, totalmente fine a se stessa, parassita dell'ambiente regio e schiava dell'"etichetta", una sorta di "gerarchia" in voga allora nella reggia per cui più si era vicini al Re nel servirlo più si saliva di etichetta.
In ambito amministrativo tolse man mano potere ai vecchi governatori provinciali, che tuttavia non esautorò, e sovrappose ad essi degli intendenti, non in gran numero e quasi tutti provenienti dall'aristocrazia e dalla nobiltà di toga.
Gli intendenti erano una nuova figura amministrativa e rimasero in pianta stabile anche dopo la morte del Re Sole; avevano una dipendenza fortemente centralizzata che tuttavia persero col passare dei tempi e dei regnanti.
Allo stesso modo procedette nei riguardi della Chiesa di Roma: la chiesa cattolica francese fu fortemente sostenuta, ma nella sua versione gallicana, facendo approvare nel 1682 dall'assemblea dei vescovi francesi, i quattro principi secondo cui: Il Papa non aveva autorità sul potere temporale e il re non era soggetto alla Chiesa in materia di cose civili. Il Concilio Generale aveva autorità sul Papa. Le antiche libertà della Chiesa francese erano inviolabili. Il giudizio del Papa non era inconfutabile. Nel 1685 poi, appena morto Colbert che li proteggeva, Luigi pensò bene di liberarsi dei protestanti (in Francia chiamati ugonotti) revocando l'Editto di Nantes (revoca motivata con il pretesto che in Francia non esistevano più protestanti!)e con l'editto di Fontainbleau, il che però provocò un esodo di categorie fortemente produttive verso l'Olanda, l'Inghilterra e soprattutto verso il Brandeburgo nucleo della Prussia ed ebbe risultati disastrosi sull'economia francese sia direttamente, sia sul piano della concorrenza internazionale. Questa scelta strategica di fortissimo accentramento trovò la propria manifestazione architettonica nella costruzione della nuova reggia a Versailles che aveva l'ulteriore vantaggio di evitare eventuali rivolte cittadine contro il palazzo reale, come avvenne negli anni della Fronda. Il suo braccio destro per molti anni fu Jean-Baptiste Colbert, controllore delle finanze dello Stato, la seconda carica più importante dopo quella regia; egli era fautore del mercantilismo. Colbert favorì in ogni modo le esportazioni ed incentivò vari campi produttivi, come ad esempio beni di lusso, ma per contro fece salire a livelli proibitivi i dazi sulle importazioni; ben presto questo suo protezionismo portò la Francia ad essere quasi esclusa dai traffici commerciali europei ed al fallimento, quindi, della politica commerciale di Colbert che non segui in definitiva altro disegno se non quello di mettere i bastoni tra le ruote di Nazioni che facevano del commercio la loro arma vincente, vedi Provincie Unite. Il Re era solito prendere le più importanti decisioni (l'avvio o meno di una guerra, l'aumento delle imposte, ecc) coadiuvato, anche se l'ultima parola rimase sempre a lui, dalle tre cariche statali principali, ossia ministri degli Esteri, Finanza e Guerra. Abbastanza disinteressato alle conquiste coloniali, Luigi condusse invece varie guerre a carattere dinastico: la Guerra di Devoluzione, la Guerra Olandese, la [Guerra della Grande Alleanza e la [Guerra di successione spagnola. Alla fine, sul trono di Spagna era salito suo nipote Filippo V di Spagna non per diretti meriti del Re Sole ma per scelta (in realtà fu il Papa ad indirizzarlo su quella strada) dello sfortunato Carlo II d'Asburgo-Spagna, morto nel 1700 a quarant'anni. Luigi XIV fu il vero inventore della categoria della grandeur francese, e perciò rimane assai amato dai francesi. D'altra parte, la grandeur ha alti costi, di guerre e di pace. Questi costi portarono lo stato alla bancarotta, e all'applicazione di pesanti imposte sul mondo contadino e sulla provincia. Secondo lo storico Alexis de Tocqueville, la trasformazione dei nobili in cortigiani, insieme alla crescita di una borghesia che poteva sì pensare ed esprimersi, ma non aveva accesso al potere politico, furono alla radice dell'instabilità politica, sociale ed economica che sfociarono nella Rivoluzione francese.