Domanda:
Quali isole della laguna Veneta sono artificiali e non?
perezfj
2008-07-11 04:46:47 UTC
Ciao ragazzi volevo sapere se tutte le isole che costituiscono la laguna veneta (Venezia, Murano, Giudecca....) sono opera dell'uomo oppure vi sono alcune (abitate) che sono di origine naturale (possibile il Lido....?).

Attendo risposte, saluti!!!
Tre risposte:
toffoloroberta
2008-07-12 06:28:23 UTC
La laguna è una zona umida di conformazione molto particolare in quanto è protetta dal mare da linee costiere (cordone litoraneo) che presentano dei varchi (bocche di porto) grazie ai quali il mare comunica con l'ambiente lagunare ed il movimento di flusso e riflusso delle maree ne determina uno stato di continua instabilità e trasformazione. La configurazione morfologica della laguna è conseguenza di un equilibrio, spesso instabile ed in continua evoluzione, che viene ad instaurarsi tra apporti di materiali solidi dal mare o dai fiumi e l'azione erosiva e disgregatrice delle maree e del moto ondoso.



La laguna di Venezia è la più vasta area lagunare italiana, con una superficie di circa 550 kmq. La comunicazione tra mare (alto Adriatico) e laguna, che ne determina la composizione salmastra, avviene attraverso tre bocche di porto: Lido, Malamocco e Chioggia. L’area a ridosso dell’entroterra è definita “bacino scolante” e da questa la zona lagunare riceve apporto di acqua dolce. Le variazioni dei livelli delle maree sono determinate da fattori astronomici e meteorologici: la bassa pressione e i venti (scirocco e bora) portano ad una accentuazione dell'alta marea, mentre situazione di alta pressione e venti da nord-ovest possono portare ad una riduzione dei livelli dell'acqua a volte di proporzioni tali da lasciare "in secca" alcuni "rii" della città lagunare.

Il cordone litoraneo che protegge la laguna dal mare si estende per circa una sessantina di chilometri (Jesolo, Cavallino, Lido, Pellestrina, Sottomarina) ed è continuamente sottoposto a fenomeni erosivi (correnti) che ne modificano l’aspetto ed a causa dei quali è necessaria l’opera dell’uomo con interventi di ripascimento (apporto di nuova sabbia). Il cordone litoraneo è l'unica difesa di Venezia dal mare aperto e fin nei secoli passati le istituzioni veneziane ne hanno sempre controllato il processo di erosione, studiando e perfezionando i metodi per contrastarlo. I famosi “murazzi”, costruiti nella prima metà del XVIII secolo con pietre d’Istria, costituiscono delle difese dal mare contro l’erosione.

La superficie lagunare nel suo complesso è composta da diversi tipi di zone e di terreni (isole, barene, velme, valli da pesca).

Solo l'8% circa della superficie lagunare è composto da isole di origine naturale o artificiale. Nel corso degli anni le isole veneziane sono state sedi di vari tipi di attività tra cui presidi militari, conventi religiosi, opere ospedaliere, attività artigianali, ecc. Alcune di queste antiche isole sono oggi abbandonate mentre altre se ne sono aggiunte per opera dell'uomo, come le "casse di colmata", isole artificiali, realizzate nelle adiacenze del porto industriale con il materiale depositato a seguito dello scavo del "canale dei petroli" che ha permesso l'accesso delle navi a Porto Marghera. La loro realizzazione ha inciso profondamente sul sistema di ricambio dell'acqua tra la laguna e le zone umide adiacenti alle "casse". Solo in tempi recenti sono stati aperti dei canali nelle casse di colmata, con lo scopo di ripristinare il sistema originario di ricambio idrico delle zone retrostanti.

Le barene sono invece vaste aree di terreno paludoso che viene eccezionalmente sommerso solo durante le maree più alte. Una parte di questo terreno è invece sempre coperto da pochi centimetri d'acqua e durante le basse maree riaffiora offrendo un'eccezionale opportunità di alimentazione per le varie specie di uccelli, alcune delle quali nidificano nelle zone più stabili. Sono aree poco adatte alla crescita di piante e alberi e sono spesso ricoperte di fitti cespugli e di tipi di piante che nascono proprio nelle zone bagnate da acqua salata. Le barene più vicine all'entroterra usufruiscono di un apporto di acqua dolce (bacino scolante) che permette la crescita di un diverso tipo di vegetazione come i canneti. Le barene svolgono un'azione importante nel contesto dell'ambiente lagunare perchè contribuiscono a favorire il ricambio idrico ed "assorbono" e mitigano l'azione del moto ondoso.



Le zone prive di vegetazione e normalmente sommerse sono le velme costituite da terreni molli che riaffiorano durante alcune condizioni di bassa marea.



Le valli da pesca sono aree lagunari separate dalla laguna aperta da argini naturali o artificiali che le proteggono dai flussi delle maree. Sono ambienti molto particolari, al loro interno si trovano barene e piccoli bacini d'acqua salsa e salmastra, collegati da canali naturali o artificiale ed un sistema di chiuse ed altre strutture che regolano gli apporti di acqua dolce o salata.

Le valli da pesca sono state usate ed attrezzate già dagli antichi abitanti della laguna come zone di allevamento ittico e di caccia, attività che si svolgono ancora oggi da parte di aziende che hanno sede all'interno delle valli.



Isola di Povelia

Anticamente si chiamava Pupilia (terra dei pioppi) e divenne solo in seguito Povelia: Abitata fino all'809 rimase poi deserta a causa delle invasioni fino all'864. Furono i servitori del Doge Pietro Tradonico, dopo che questi fu ucciso, a ripopolarla impegnandosi con una cerimonia che si svolgeva a Palazzo Ducale, ad essere fedeli al Doge. L'isola prosperò fino al 1378 quando durante la battaglia di Chioggia i suoi abitanti furono costretti a rifugiarsi a Venezia, Fu l'inizio del decadimento dell'isola. Nel 1793 e nel 1799 ospitò gli appestati e nel 1814 fu definitivamente trasformata in lazzaretto.

S. Pietro in Volta

Fra l'isola di Chioggia e Malamocco vi fu un lungo conflitto per il possesso dell'isola di Pellestrina che ebbe termine solo nel 1636 quando venne stabilita la sua definitiva dipendenza da Chioggia. L'isola si divide in varie zone: S.Pietro in Volta (anticamente chiamata Albiola), Portosecco(Pastena), Pellestrina e Caromano. La zona di Albiola prese il nome di S. Pietro in Volta a ricordo della vittoria del Doge Tribuno contro gli Ungheri, avvenuta nei giorni di S. Pietro. Nell'isola si può ammirare un imponente opera muraria: i Murazzi. Sono questi degli enormi blocchi di pietra, posti a sbarramento delle acque del mare in difesa dell'isola e della stessa Laguna. Si estendono lungo il litorale per quattro chilometri e tale grandiosa impresa ideata da Padre Vincenzo Coronelli, iniziata nel 1744 fu portata a termine dopo 38 anni di lavori.



A ricordo dell'impresa uno scritto del 1751 a cura del Magistrato alle Acque: UT SACRA AESTUARIA URBIS ET LIBERTATIS SEDE PERPETUUM CONSERVENTUR COLOSSAES MOLES EX SOLIDO MARMORE CONTRA MARE POSUERE CUARANTORES AQUARUM AN. SAL. MDCCI AB URBE CON. MCCCXXX



Le Vignole

A rendere famosa l'isola delle Vignole fu l'opera dell'architetto veronese Sanmicheli, che vi costrui il castello di S.Andrea divenuto nel passato una delle più importanti fortezze messe a difesa della laguna veneta. Parzialmente crollato per l'incuria e per la lenta erosione del mare, è oggi quasi totalmente distrutta anche a causa della violenta mareggiata abbattutasi sulla città il 4 Novembre 1966.







San Francesco del deserto



Tornava dall'Egitto, quando S.Francesco approdò in una piccola isola della laguna veneta e costruì, aiutato dal suo compagno Illuminato da Rieti, un piccolo oratorio ed un capanno. Quando si trasferì ad Assisi, alcuni dei suoi seguaci vennero ad abitare la piccola costruzione dell'isola. Nel 1288 Giacomo Micheli faceva costruire sull'isola una Chiesa e un Monastero dedicati a S. Francesco del deserto e tale fu anche il nome che prese l'isola. Ancora oggi abitata dai frati, è meta di numerosi visitatori ai quali essi fanno vedere gli antichi resti della costruzione francescana.





L'isola di San Giorgio

Nel 982 i Partecipazio fecero costruire nell'isola di San Giorgio, anticamente chiamata "Isola dei cipressi", una chiesa. Il patrizio Giovanni Morosini, discepolo di San Romualdo, la riceveva in dono nel 982 dal doge Tribuno Memmo, affinchè vi costruisse un monastero benedettino. Tale monastero si arricchì economicamente ed artisticamente grazie alle donazioni fatte dal Doge Sebastiano Zani che in quel luogo ebbe sepoltura. Distrutta la chiesa ed il convento nel 1233 a causa di un terremoto, furono poi ricostruiti per incarico del Doge Pietro Ziani. Nella chiesa di San Girgio, iniziata nel 1566 dal Palladio, vi sono due capolavori del Tintoretto: "Ultima cena" e "La caduta della manna" ed alcune opere del Carpaccio. Nel monastero si trovano invece opere del Palladio. La Caduta della Repubblica veneta segnò anche la decadenza dell'isola che venne spogliata delle sue opere d'arte. Dell'isola si torna a parlare nel 1800 quando vi si tiene un conclave per l'elezione del Papa Barnaba Chiaramonti che prese il nome di Pio VII. Dal 1808 e fino al 1929 l'isola venne dichiarata porto franco ed esiste ancora il piccolo bacino delimitato da due torrette risalenti all'epoca.



Nave scuola Giorgio Cini



Il conte Vittorio Cini istituisce nel 1951, in memoria del figlio Giorgio, una fondazione grazie alla quale l'isola di San Giorgio viene riportata alla sua antica bellezza. Per l'istruzione marinara si crea nel 1952 il "Centro marinaro" e si costruisce una nave scuola, la "Giorgio Cini" che compie crociere nel Mediterraneo. Vi si istituisce anche un centro internazionale di Arte e Cultura e poichè si tengono molti concerti, viene costruito il "Teatro Verde" che ricorda nella sua struttura gli antichi teatri greci.



La Giudecca

La Giudecca è formata da dieci isole divise da nove canali: Le divide da Venezia il canale un tempo chiamato "della carboneria". L'isola era denominata "Spinalonga" per la sua forma a spina di pesce e
peppebobo86
2008-07-11 13:47:58 UTC
le isole che hai citato tu sono tutte di origine naturale. le poche costruite dall'uomo sono ad esempio sacca sessola e qualche altro isolotto, oggi abitato.

http://it.wikipedia.org/wiki/Laguna_di_Venezia#Le_isole_della_Laguna

qui c'è l'elenco delle isole della laguna, consultalo e controlla ogni voce, per avere la certezza
anonymous
2008-07-11 19:58:46 UTC
Come si è formata la Laguna di Venezia?



Come si è modificata nel tempo? Chi erano i suoi primi abitanti? Dove e come vivevano?



Queste domande costituiscono un punto nodale per gli studiosi di storia e problemi veneziani ed è da almeno duecento anni che si scrive intorno ad esse. Oggi finalmente abbiamo le risposte ai primi due quesiti. Per il resto i reperti finora recuperati sono molto pochi, anche se, in alcuni casi, consentono di porre interessanti ipotesi di lavoro.



E ormai certo che l'origine della Laguna di Venezia sia in relazione all'ingressione marina olocenica la cui massima espansione è avvenuta circa 6000 anni fa.



Essa ha interessato gran parte dell'attuale laguna spingendosi, nel bacino meridionale, fino a circa sette chilometri più all'indietro dell'odierno litorale e superando, in quello settentrionale, l'attuale posizione dell'abitato di Treporti.



Precedentemente, durante il periodo glaciale, tutta l'area era emersa, cosicché nulla escluderebbe la possibile esistenza di insediamenti paleolitici. Fino ad oggi tuttavia non è stato rinvenuto alcun manufatto riferibile a tali età. Del resto la zona è stata oggetto di numerosi cambiamenti morfologici per le successive oscillazioni del livello del mare e per gli apporti sedimentari dei fiumi che vi sfociavano. E difficile pertanto sperare nel ritrovamento di testimonianze così antiche.

Dalle campagne di ricerca, condotte con l'impiego di carotatori, i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Venezia hanno potuto dedurre che, nel bacino sud, successivamente all'ingressione marina il litorale si è nuovamente spostato verso il mare di circa I km dove è rimasto, sia pure con alterne vicende, relativamente stabilite fino al primo millennio avanti Cristo. E in questa fase che nelle aree interne al cordone litoraneo un innalzamento del livello marino, unito al lento abbassamento del suolo, non compensato da un sufficiente apporto di sedimenti, ha favorito lo sviluppo delle prime lagune.



I carotaggi hanno messo in evidenza, infatti, una graduale trasformazione dell'ambiente da fluvio palustre a lagunare, processo questo che, nel tempo, tenderà ad ingrandire gli specchi acquei verso la terraferma fino all'800 a.C.



Variazioni della linea di costa



L'esistenza di insediamenti umani nella laguna, in questi periodi, è controversa in quanto è ipotizzabile solo dal ritrovamento di pochi oggetti. Infatti, a parte qualche manufatto in selce recuperato casualmente lungo gli argini o le rive delle isole e un corno di cervo lavorato rinvenuto negli scavi per la costruzione del ponte degli Scalzi, i soli oggetti ritenuti preistorici sono venuti alla luce a Venezia durante i lavori per il restauro del Fondaco dei Turchi, ora sede del Museo di Storia Naturale, e sotto l'attuale palazzo Papadopoli, dove sono stati trovati con altri materiali anche strumenti in corno di cervo, punte di freccia, accette in diorite e in selce.





Isola Petta di Bo: un residuo di un antico cordone di dune della linea di costa di 5000 anni fa



Eppure, poiché sembra che l'ambiente fosse ricco di acque dolci e di vegetazione, si può supporre che l'area avesse tutte le caratteristiche necessarie per attirare insediamenti umani. In particolare dovevano essere facili la caccia e la pesca. Eventuali resti, tuttavia, si dovrebbero localizzare a oltre quattro metri di profondità e pertanto non sono facilmente reperibili. A conferma di ciò si ha la recente scoperta di una punta di freccia peduncolata, delle dimensioni di mm 30 x 19, in selce, con lavorazione bifacciale, datata al II millennio a.C., recuperata nel terreno argilloso del canal Tresso, presso l'isola del Lazzaretto Nuovo a 4,5 metri di profondità ed esposta alla mostra «Venezia e la Peste» tenutasi al Palazzo Ducale nel 1979.





Punta di selce peduncolata rinvenuta nel fondale del Canal Tresso (Lazzaretto nuovo)



Questo è tutto ciò che si conosce, anche se, a voler essere esatti, ogni tanto si hanno notizie di nuovi ritrovamenti: ma si tratta per lo più di rinvenimenti limitati e casuali. Addirittura, in alcuni casi, certi manufatti in selce, ritenuti preistorici, si sono successivamente rivelati acciarini in uso fino al XVIII secolo; e frammenti di corna di cervo si sono poi dimostrati essere resti di lavorazione di età altomedievale.



Anche una piroga, rinvenuta nel 1893 presso Lova e oggi conservata nel Museo di Storia Naturale di Venezia, ha dato da discutere: scavata da un grosso tronco di quercia, era situata a 2,45 m di profondità e proprio tale giacitura, unitamente alI'impiego di utensili metallici per il suo scavo, ha indotto a ritenerla non più antica dell'età dei metalli, se non addirittura risalente ad epoche storiche. (Nel 1999 stata datata con il C14 e la dendrocronologia: età medievale)





Imbarcazione monossile rinvenuta nei pressi di Lova



Ben diverso invece si presenta il quadro dei ritrovamenti appena fuori della conterminazione lagunare.



In terraferma, infatti, sono state rinvenute numerose selci lavorate, spesso di tipo microlitico; e, a volte, si sono potuti persino individuare alcuni insediamenti. Ricerche sistematiche sono iniziate da pochi anni ed è ancora troppo presto per avere un quadro completo della situazione.



L'area interessata è molto ampia avendosi segnalazioni a Meolo, Altino, Dese, Mestre.



In questo settore, un punto di riferimento sono diventati i ricercatori dell'Università di Ferrara, affiancati anche da appassionati e da gruppi spontanei che hanno dato un contributo significativo alle ricerche. E'a loro che si deve, ad esempio, il ritrovamento di strumenti microlitici appartenenti a industrie mesolitiche, che sono stati attribuiti al Sauveterriano (8000-6000 a.C.), per l'insediamento di Altino, e al Castelnoviano (6000-4500 a.C.), per gli insediamenti di Meolo; così come le più recenti segnalazioni di Dese e Mestre.



La gronda lagunare, pertanto, è stata abitata almeno dal VI millennio avanti Cristo.



Divenuto nell'800-900 a.C. il clima più freddo e avutosi un forte aumento delle precipitazioni, nella laguna meridionale la linea di costa ha ripreso ad avanzare fino ad arrestarsi lungo una linea corrispondente a quella attuale; nella laguna nord, invece, è rimasta più o meno sulle medesime posizioni: spostata di circa quattro chilometri più all'interno rispetto a quello che è oggi il litorale. Tale mutamento è avvenuto rapidamente e nel 500 a.C. Ia nuova situazione sembra già stabilizzata.



All'interno della nuova linea di costa, i bacini precedentemente lagunari, per le intense precipitazioni piovose che avevano arricchito i fiumi di sedimenti non disgiunte da nuove variazioni eustatiche, vanno riempiendosi: come conseguenza si sposta verso il mare anche il confine tra ambiente di acque dolci e salate.



E a questa fase climatica, caratterizzata da dissesti idrologici ed interessante aree ben più vaste che le sole lagune, sono state ad esempio riferite le varie opere compiute dagli Etruschi per difendere città e colonie dall'interramento.



Anche Altino, almeno un parte, deve essere rimasta coinvolta in questa vicenda in quanto si è potuto appurare con certezza che era abitata almeno dal VII sec. a.C. Di un altro insediamento, ritenuto protostorico, individuato in vicinanza di Jesolo mediante foto aeree ed avente «una struttura urbanistica ed un sistema di canalizzazioni artificiali simili a quanto rilevato per la città etrusca di Spina» si conosce ancora troppo poco. E se Scymno di Chio (geografo del II sec. d.C.) riporta la presenza di numerose città venete in un'area che definisce «insenatura», è ancora discussa la possibilità che si riferisse proprio alla Laguna di Venezia. Gli studiosi ritengono, pertanto, che in questa età (VIII-III sec. a.C.) non ci fossero grossi insediamenti nell'area lagunare o importanti centri portuali; la stessa Altino doveva infatti essere ancora in via di espansione.



E' certo, tuttavia, che queste lagune fossero sede di traffici e commerci terrestri e acquei e che pertanto esistessero luoghi di scambio, mercati, «porti», sia pure non nel senso a cui siamo oggi abituati: lo confermano i numerosi ritrovamenti di oggetti etruschi e greci, tra cui frammenti di ceramica attica a fondo nero e a fondo rosso.



Inoltre, secondo alcuni autori, attraverso le lagune, prima, e il Brenta, poi, si sarebbe sviluppato anche un tratto di quella «Via dell'Ambra» che giunta alle foci del Timavo proseguiva poi per Padova e quindi nell'entroterra padano.



A che punto siamo e come può la ricerca anche subacquea dare un contributo chiarificatore a queste età preromane?





Subacqueo in operazioni di rilevamento nei canali lagunari



Gli studi sono ormai avviati per quanto riguarda l'area circumlagunare, grazie agli scavi effettuati ad Altino e nelle zone citate, mentre sono appena agli inizi sui pochi frammenti ritrovati in laguna.









Nulla a priori esclude che qualche zona possa essere stata abitata, ma non è emersa ancora alcuna prova certa, anche se in un insediamento composto prevalentemente di materiale di epoca romana, localizzato in immersione nei pressi di Burano (Laguna nord), sono state ritrovate fondazioni lignee che con il metodo radiometrico C 14 sono state attribuite al IV sec. a.C. e un frammento lungo poco più di un metro in legno con numerose cavicchie simmetricamente disposte a «V» (sempre della stessa località) è stato riferito al 500 a.C.


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