Moltissimi fattori portarono alla rivoluzione, in particolare le cause furono di diverso tipo:
Cause sociali: la società francese era suddivisa in tre ordini: Aristocrazia(1.5%), Clero(0.5%) e Terzo Stato(98%). Più del 95% della popolazione era però costituito dal Terzo Stato e vi era di conseguenza un forte squilibrio numerico. Le classi erano inoltre eterogenee: in ognuna c'erano sia individui ricchi che individui poveri, poiché ogni persona era classificata in base ad un titolo. Vennero così a formarsi delle alleanze "trasversali" e censuarie tra persone di diverse classi.
Cause politiche: dal punto di vista della politica estera, la Rivoluzione Americana, avvenuta prima di quella francese, fece da modello di ribellione ai cittadini francesi. Dal punto di vista della politica interna, l'incapacità di governare dei successori di Luigi XIV, ovvero Luigi XV e in particolar modo Luigi XVI, fece nascere l'ostilità del popolo. Essi non ebbero né la forza né il carisma per sostenere le loro posizioni; inoltre lo scontento aumentò grazie alla presenza impopolare di Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, la quale era troppo legata alla sua patria austriaca.
Cause culturali: in Francia, soprattutto, si sviluppò una nuova cultura, l'Illuminismo, che poi si diffuse nel resto dell'Europa. Era basata su tre principi fondamentali: Razionalismo, Egualitarismo e Contrattualismo (corrente di pensiero portata dal rifiuto per l'Assolutismo, basata su un contratto posto tra popolo e chi lo governa).
Cause economiche: la rivoluzione riguardò sia la microeconomia francese sia la macroeconomia. I raccolti andati a male, le carestie ed il clima avverso portarono ad una forte inflazione. Le tasse elevate pesavano sul Terzo Stato (il quale era l'unico a pagarle) e, dato che non produceva più beni commerciabili, lo Stato non riusciva ad arricchirsi attraverso la tassazione.
ma la piu importante è quella economica:
Durante i regni di Luigi XV e Luigi XVI, diversi ministri, inclusi Anne Robert Turgot e Jacques Necker, cercarono senza riuscirvi di modificare il sistema impositivo e convertirlo in un sistema più giusto ed uniforme. Tali iniziative incontrarono una forte opposizione da parte della nobiltà, che si considerava garante nella lotta contro il dispotismo. Questi ministri furono così costretti a rinunciare al loro mandato ed il 3 novembre 1783 il re nominò Charles Alexandre de Calonne ministro delle finanze.
Calonne intraprese una politica di spese consistenti, volta a convincere i potenziali creditori della solidità delle finanze nazionali. Durante il suo ministero non si sentiva parlare che di pensioni e gratificazioni. Nel breve termine sperava che una dimostrazione di supporto da parte dell'assemblea dei notabili avrebbe permesso di ripristinare la fiducia nelle finanze francesi e di ottenere quindi dei prestiti con cui far fronte alle spese.
In seguito, in uno studio dettagliato della situazione finanziaria, Calonne si rese conto che non era sostenibile e indicò che bisognava fare delle importanti riforme. In particolare, prescrisse un codice tributario uniforme per quanto concerneva la proprietà delle terre, con il quale assicurava che si sarebbe ottenuto un risanamento delle finanze. Quando Calonne espose al re la necessità della riforma proposta, l'Assemblea dei Notabili rifiutò di accettare questi rimedi, a causa della reputazione di immoralità che Calonne si era guadagnato negli anni del suo ministero e perché a lui era attribuita una parte del deficit.
Le finanze francesi erano alla bancarotta. Secondo François Mignet, i prestiti ammontavano a «milleseicentoquarantasei milioni... e... c'era un deficit annuale di quarantasei milioni
Si cominciava a pensare che solo un organo rappresentativo di tutta la nazione, come gli Stati Generali, avrebbe potuto votare l'applicazione di nuove tasse, ma Calonne rifiutò l'idea di convocarli.
Il 18 dicembre 1787, il re Luigi XVI, promise di convocare gli Stati Generali nel giro di cinque anni.
La monarchia non poté realizzare alcuna riforma fiscale a causa dell'ostruzionismo sistematico del Parlamento. La «Giornata delle tegole di Grenoble», che ebbe luogo nel 1788 mostrò l'alleanza contraddittoria tra il Parlamento ed il popolo. Le proteste delle famiglie toccate dalla crisi economica si moltiplicarono dopo il mese di maggio e queste agitazioni obbligarono la guarnigione ad intervenire il 7 giugno, ma essa venne accolta dal getto di tegole lanciate dagli abitanti di Grenoble saliti sui tetti. Dopo la giornata delle tegole, un'assemblea dei tre ordini (clero, nobiltà e terzo stato) si riunì al castello di Vizille e decise lo sciopero delle imposte tanto che gli Stati Generali della provincia non furono convocati dal re per votarli. Nel fallimento e incapace di ristabilire l'ordine, Luigi XVI cedette e l'8 agosto 1788 acconsentì a convocare gli Stati generali per il 5 maggio 1789, per la prima volta dal 1614.
Il 25 agosto 1788 Brienne rinunciò all'incarico e all