Riprendo qui molte delle considerazioni di @alessio e di @Giorgio, le cui risposte ho trovato molto stimolanti, verosimili e interessanti, scusandomi con loro se ripeterò alcuni concetti. Se Roma fosse rimasta un piccolo villaggio etrusco-sabino-latino sulle rive del Tevere e non fosse divenuta prima una Potenza regionale laziale e italica e poi euromediterranea, il destino del mondo sarebbe stato molto diverso e per certi aspetti imprevedibile. Concordo nell'affermare che l'espansione celtica in Europa, senza Roma, sarebbe stata quasi inarrestabile seguendo la valle del Danubio, penetrando in Italia settentrionale, in Gallia, in Iberia e nelle Isole Britanniche: come è avvenuto nella nostra timeline, gli Etruschi sarebbero stati spazzati via dalla Valle Padana e presto o tardi le loro città sarebbero probabilmente cadute sotto il dominio gallico. Nell'Europa continentale e insulare si sarebbe quindi affermata una koiné celtica (Celti o Galli, Celtiberi, Galati in Asia Minore), incapace tuttavia di darsi ordinamenti politici comuni e di creare un impero paragonabile a quello romano. In Africa settentrionale, Cartagine avrebbe potuto conquistare i regni numidi e arrivare ai confini dell'Atlante e dell'Aurés, inglobando anche tutta la Spagna centromeridionale con le sue miniere d'oro e di piombo argentifero e conquistando Sardegna, Corsica e Sicilia, dove la polis di Siracusa si sarebbe trovata in una posizione sempre più precaria, dovendo far ricorso a mercenari campani e gallici notoriamente ambiziosi e poco affidabili. Senza la potenza di Roma e la sua espansione nell'Italia centrale e meridionale, i Cartaginesi avrebbero potuto prendere in considerazione l'idea di creare empori commerciali e colonie lungo le coste laziali, sconfiggendo Greci ed Etruschi. D'altra parte, assoggettare le bellicose popolazioni laziali dell'interno (Latini, Volsci, Equi, Ernici, Falisci ecc.) sarebbe stato estremamente difficile e dispendioso, anche se non impossibile. Le poleis della Magna Grecia e della Sicilia si sarebbero dovute confrontare con la pressione sempre maggiore degli Osci, dei Sanniti, dei Lucani, dei Bruttii e dei Cartaginesi e, a meno di ricevere aiuti militari da parte dei regni ellenistici, sarebbero cadute sotto l'influsso o il dominio diretto di queste confederazioni di tribù italiche. Probabilmente la federazione sannita sarebbe riuscita col tempo a creare una Potenza regionale che avrebbe incluso buona parte dell'Italia meridionale fino a lambire i territori di Taranto e Crotone. I regni ellenistici dei Diadochi, in Macedonia, Siria ed Egitto avrebbero continuato a logorarsi in interminabili guerre fra loro e nelle crisi dinastiche che travagliavano i singoli imperi: dubito che sovrani forti come i seleucidi Antioco III e Antioco IV sarebbero riusciti a invertire la tendenza al declino, anche in assenza dell'ingerenza romana nel Mediterraneo orientale. Il Regno di Siria sarebbe caduto sotto il dominio partico al più tardi nella seconda metà del I secolo a.C. Non è da escludere che i Parti a quel punto si sarebbero fatti promotori di una restaurazione dell'Impero persiano achemenide distrutto da Alessandro Magno, tentando di invadere l'Egitto lagide e il Regno di Pergamo per poi marciare contro la Tracia e la Macedonia. Il Regno di Macedonia avrebbe dovuto vedersela contro le aspirazioni autonomistiche delle poleis greche (Lega etolica e Lega achea), contro le incursioni celtiche e tracie e contro le risorgenti ambizioni iraniche. Mentre Cartagine, approfittando della debolezza etrusca, avrebbe sottomesso l'odierna costa toscana e minacciato da vicino Sagunto e Marsiglia, magari alleandosi con le tribù celtiche e liguri, i Greci sarebbero andati incontro alla decadenza militare e politica, nonostante alcuni grandi condottieri come Pirro re dell'Epiro. Il Mediterraneo centrale e occidentale sarebbe divenuto un lago punico e la lingua d'uso sarebbe stata semitica: non è escluso che Cartagine e l'Egitto avrebbero guerreggiato fra loro per il possesso della Cirenaica, di Creta e di Rodi. Nel I secolo a.C. i Germani avrebbero avviato a loro volta il loro ciclo espansivo e, in assenza delle legioni romane, avrebbero soggiogato senza problemi i Celti della Gallia, spingendosi anche in Italia settentrionale e forse in Britannia, mentre nell'odierna Romania sarebbe sorto un forte regno dacico che avrebbe arginato le scorrerie dei Sarmati da oriente e quelle dei Germani da occidente. Il mio bilancio conclusivo sarebbe questo: creazione di una serie di regni germano-celtici in Gallia, Iberia centrosettentrionale e Italia settentrionale; conflitti fra Punici e Germani (insieme ai loro sudditi Galli) lungo i confini provenzali, del Tago e del Tevere; sopravvivenza sempre più stentata delle poleis elleniche in Asia Minore, Grecia continentale, insulare e peninsulare dovuta alle invasioni di Traci, Illiri, Celti e all'avanzata dei Parti fino alle coste del Mar Egeo (Siria, Fenicia, Palestina, Egitto); caduta del Regno d'Egitto smembrato fra Parti e Cartaginesi. Lo stato di conflittualità permanente ed endemica in Europa continentale e nel bacino del Mediterraneo avrebbe portato a un'insicurezza generale dei commerci, a un regresso delle civiltà urbane stanziali (prevalenza degli oppida germano-celtici rispetto alle poleis greche e assenza di colonie romane). L'affermazione dei Parti nel Medio Oriente avrebbe comportato il sorgere di una civiltà iranica con profondi influssi ellenistici e in quella parte di mondo la religione più diffusa sarebbe stato il Mazdeismo. In Palestina il Giudaismo del Secondo Tempio avrebbe continuato a prosperare ma configurandosi come un culto locale a base etnico-religiosa. I regni barbarici dell'Europa continentale (non influenzati da Roma e dalla sua civiltà) sarebbero stati indubbiamente più poveri, privi di scrittura (a meno di mutuarla dai Marsigliesi o dai Punici adattando il loro alfabeto alla fonetica germanica), economicamente arretrati e in perenne lotta fra loro per la supremazia. In queste circostanze, se anche il Cristianesimo fosse riuscito a sorgere, avrebbe trovato condizioni molto meno favorevoli per la sua diffusione, in assenza del sistema viario e giuridico romano e della Pax Romana garantita dall'unificazione del bacino del Mediterraneo. Di conseguenza non sarebbe nato neppure l'Islam e il mondo sarebbe stato completamente stravolto rispetto a come lo conosciamo oggi: è probabile che alla fine si sarebbe instaurata un'alleanza fra Parti e Cartaginesi basata sul riconoscimento delle rispettive sfere d'influenza e sulla comune lotta ai Barbari di Occidente e d'Oriente (Germani, Galli, Sarmati, Unni ecc.). La cultura celtica sarebbe sopravvissuta in Scozia, in Irlanda, in Cornovaglia, nel Galles e in tutte quelle regioni ritenute poco appetibili dagli invasori germanici. A lungo andare, però, anche Cartagine e l'Impero partico sarebbero crollati sotto la pressione dei Berberi e degli Unni; la civiltà e la cultura greche sarebbero scomparse quasi senza lasciare traccia, soppiantate da Germani, Slavi, e popolazioni turcofone provenienti dalle steppe dell'Asia centrale. Sarebbe un mondo incredibilmente meno civilizzato e primitivo rispetto a quello in cui viviamo, e decisamente poco appetibile per un (eventuale) esercito cinese in marcia attraverso il bacino del Tarim fino al Mar Caspio. I Greci di Crimea si sarebbero fusi coi Goti e con le popolazioni circostanti dando vita a un interessante esperimento di contaminazione culturale. Solo la Cina, il Giappone, l'India, le civiltà africane e del Sud-Est asiatico sarebbero uscite relativamente indenni da questo cataclisma e sarebbero state piuttosto simili a quel che gli Europei della nostra linea temporale hanno incontrato nel corso dei loro viaggi di esplorazione a partire dal XVI secolo.
GIOVANNI, ABOMINEVOLE URANISTA, SPREGEVOLE LENONE, COPIATORE COMPULSIVO DI RISPOSTE ALTRUI! VERGOGNATI PARASSITA!
Per fortuna sono sempre meno gli sprovveduti che ci cascano https://answersrip.com/question/index?qid=20170409183602AAPvB05