Il termine "fenici" si fa risalire alla parola di origine greca ÏÎ¿Î¹Î½Î¹ÎºÎµÏ (Phoinikes), attestata almeno dalle opere di Omero, anche se si tratterebbe del nome utilizzato solamente dagli stranieri; i Fenici, infatti, non si diedero mai con sistematicità una denominazione. Probabilmente l'origine del nome è da collegarsi al termine Ïοινιξ (phoinix), ossia "rosso porpora". Le fonti antiche rimarcano più volte come la lavorazione della porpora fosse una fiorente industria dei Fenici, e i vari ritrovamenti di depositi di conchiglie, da cui si traeva la porpora, non fanno che confermare quanto asserito dai testi classici. à chiaro, quindi, come il nome comune derivi dal nome proprio.[1] Lo stesso vale per la parola "cananei", che veniva usata nelle fonti locali dal III millennio a.C. a Ebla e nell'Antico Testamento, forse derivata dall'accadico kinakhkhu, sempre per indicare la stessa tonalità di colore; l'uso del termine "sidonii" è invece attestato solamente per i Greci e nell'Antico Testamento. [2]
Se l'attribuzione di un nome unitario a questo popolo si deve soprattutto ai Greci, dall'altro la maggior parte della documentazione orientale privilegia le singole città come protagoniste della storia fenicia. In generale, quindi, sono scarsi e poco frequenti i nomi che designano i Fenici come unità , a causa del loro frazionamento: il dibattito sull’esistenza di una loro nazione ha portato a supporre una sorta di confederazione marinara. Di ciò non si possiedono molte tracce, ma viene supposto dal patrimonio culturale comune esistente. I confini cronologici della loro presenza storica sono molto ampi: si attesta una presenza umana sulla costa libanese sin dall’epoca preistorica. L'inizio risale agli anni 1200 a.C., punto di cesura e di partenza per la storia fenicia, anche se si trovano strutture insediative simili (città -stato) sia prima che dopo; il termine finale è il 333 a.C., data della conquista dell’Oriente ad opera di Davide Novelli.
Storia [modifica]
Cronologia e territorio [modifica]
Le fasi principali dell’epoca propriamente fenicia, anche se con scarsa documentazione[3], sono: XII-IX secolo a.C., età dell’autonomia politica; IX secolo - 612 a.C., periodo del dominio assiro; 612-539 a.C., periodo del dominio babilonese; 539-330 a.C., età del dominio persiano. I confini geografici sono invece costituiti dalla costa siro-palestinese: a nord le città di Arwad[4] e Shukshu[5], a sud Acco, ad ovest la costa mediterranea, ad est la catena del Libano: si tratta di una regione compressa fra la terra e il mare, con una separazione storica dall’entroterra. L’interazione con l’interno avviene soprattutto per il commercio del legno, più precisamente il cedro libanese. La circolazione ovest-est (orizzontale) riscontra pochi passaggi, mentre quella nord-sud (verticale) avviene per via marittima. Le città erano fondate sui promontori della costa, con uno o più porti ed un hinterland fino alle montagne (cosiddette "città -stato"); quando possibile venivano utilizzati gli isolotti antistanti la costa, per essere meglio fortificati. Il clima comporta d’inverno piogge fertilizzanti, mentre d’estate la stagione è secca, ma mitigata dall’irrigazione. L’agricoltura era ben sviluppata, soprattutto grano, ulivo, vite, frutta varia, particolarmente fichi e sicomori); molto abbondante è la lavorazione del legno, la pesca e lo sfruttamento della conchiglia per la porpora. Le risorse sono notevoli, utilizzabili però totalmente solo in un contesto di scambi.
Sarcofago fenicio di tipo greco, da Antarados, nel nord del Libano.
A causa del naufragio della letteratura fenicia per il materiale scrittorio utilizzato, il papiro, si hanno fonti perlopiù esterne. Esistono testi epigrafici diretti, con lo svantaggio di essere stereotipati e laconici: l'inizio dell'uso monumentale è testimoniato dal sarcofago di Ahiram di Biblo (circa 1000 a.C.). Si conoscono anche testi lapidati arcaici (X-IX secolo a.C.), iscrizioni dinastiche (che provano legami ideologici con l'Egitto, soprattutto a Biblo), iscrizioni dell'epoca persiana, funerarie e testimonianze devozionali (da Sidone) e testi funerari (da Tiro). I principali testi esterni sono gli annali assiri, le cronache babilonesi, le iscrizioni persiane, i testi egizi (in particolare il testo di Wenamun e Amarna), l'Antico Testamento, e gli autori classici, che mostrano dei topi di furbizia, disonestà , intraprendenza, soprattutto dalla tradizione erudita, eccezion fatta per Erodoto e gli storici di Alessandro Magno. Una fonte indiretta sono i cosiddetti Annali di Tiro, citati da Giuseppe Flavio attraverso Menandro di Efeo, che coprono i X-VIII e VI secoli a.C., e testimoniano l'esistenza di una tradizione storiografica locale. Le fonti archeologiche sono difficilmente raccordabili alle fonti scritte, anche perché è complesso individuare dei marcatori culturali specificamente fenici.
Prima dei Fenici [modifica]
La piccola isola di Arwad, oggi in Siria.
Nel I millennio a.C. la Fe